Accoglienti si diventa, Cinzia Pedrani

Accoglienti si diventa.

La perfezione non è all’inizio ma al termine di un processo, di un compimento.

Se l’accoglienza è un talento (e questo lo diamo oramai per assodato), un principio spirituale (questo lo stiamo capendo sempre meglio) credo sia corretto pensare che non veniamo al mondo con in dotazione la nostra massima capacità di accogliere.

In ogni nostro aspetto cresciamo, pian piano, nel tempo.

Se pensi al tuo fare accoglienza probabilmente questa visione “evolutiva” ti è più chiara. Che tu sia Host di professione o “solo” una persona che si occupa di accogliere, praticamente, nella sua vita, magari nella sua casa o per lavoro poco cambia. Se ti chiedessi di ripensare un attimo ai primi tempi, alle tue prime esperienze e poi confrontarle con quello che riesci a fare oggi son certa che facilmente riscontreresti un cammino, una crescita. Concreta, nel tuo fare.

Lo stesso discorso vale anche per l’essere. Il nostro essere accoglienza.

Diventiamo sempre più accoglienti attraverso le esperienze che compiamo, attraverso le relazioni che viviamo, arricchendo il nostro accogliere di qualità prima non esistenti.

In pratica siamo lavori in corso, esseri in divenire, in compimento.

Se il nostro essere (e fare) accoglienza fosse una macedonia, in base a questa teoria evolutiva, potremmo dire che alla nascita la nostra macedonia potrebbe contenere tanti frutti diversi in poca quantità (capacità di ascolto, attenzione, pazienza, tenerezza, …) o magari un solo frutto (ad esempio la fiducia nell’esistenza) in grande quantità e niente altro.

Qualunque sia la nostra situazione di partenza, pian piano, nel tempo, la Vita ci offre la possibilità di colorare questa nostra macedonia (per rimanere nella metafora), di arricchirla, di portarla pian piano a compimento nella nostra unicità.

Accoglienti si diventa, quindi, nel tempo, grazie al tempo. Dandoci tempo*.

E’ un cambio di paradigma, lo so: la perfezione non è all’inizio ma al termine di un processo, di un compimento.

Per quanto bravi pensiamo di essere, per quanto riconosciuta e premiata possa essere la nostra accoglienza c’è un di più che oggi non riusciamo ad esprimere, ci sono aspetti che ancora non manifestiamo. Che ancora non siamo.

Accoglienti si diventa è anche un invito alla speranza.

Ancora una volta, se ripensi al tuo cammino, al tuo essere e fare accoglienza, alla tua vita, alle tue relazioni, forse ti verranno in mente alcuni momenti, alcune esperienze, alcune svolte, che ti hanno fatto percepire possibilità nuove.

Situazioni, anche pratiche, nelle quali ti sei trovata capace di compiere gesti di accoglienza prima impossibili.

Ho ragione?

La vita non è una cosa statica, bloccata, già data. Continua a rivelarsi, in ogni istante è nuova, ci mostra qualcosa di nuovo!

Sapere che il meglio ha da venire credo sia il miglior antidoto a noia e scontatezza sempre in agguato nelle nostre giornate, un valido aiuto nell’affrontare gli aspetti ripetitivi quotidiani con un atteggiamento nuovo. Più vitale.

Accoglienti si diventa. Si, ok, ma come?

Divento accogliente, Cinzia Pedrani

Se voglio compiermi come essere umano io debbo diventare accogliente.

Per inerzia.

Ebbene si, credo che anche senza lavorarci su, senza portarci particolare attenzione, il tempo, la vita, ci portino inevitabilmente a progredire. In maniera inconsapevole, certo, lentamente, ma comunque son portata a pensare che alla fine della nostra vita, anche nostro malgrado, 1 gr. in più di accoglienza sapremo manifestarlo.

Questa non vuol certo essere una scusa per non lavorarci su ma un piccolo sollievo se, prima di oggi, non avevi mai contemplato questa dinamica.

Con attenzione.

Attivamente possiamo crescere nel nostro essere e fare accoglienza portando una maggiore attenzione nelle dinamiche quotidiane. Nel nostro accogliere. Che si tratti di un ospite, un amante, un figlio o magari la Vita stessa: portare attenzione a quello che ci succede, a come lo affrontiamo, mentre lo affrontiamo.

Portare attenzione al nostro mondo interiore mentre accogliamo, anzi, ancora prima, mentre attendiamo di accogliere e ascoltarci, ascoltare il rumore dei nostri pensieri, il turbinio delle nostre emozioni, ascoltare sinceramente i nostri intenti.

Questo ci permette di aggiungere “ingredienti” nuovi alla nostra macedonia, di darle un sapore diverso, pian piano più intenso.

Desiderando diventarlo.

Il desiderio è fondamentale. Il desiderio vivo di essere di più nel tuo accogliere.

Cresco davvero nel mio essere e fare accoglienza solo se scelgo di farlo.

Si tratta di una scelta che va reiterata, nel tempo. Perché se e quando sceglierai di portare maggiore attenzione alla tua vita ti accorgerai che accogliere non avviene spontaneamente, non è un qualcosa di meccanico.

E’ un gesto contro corrente (per usare un’espressione del Buddha): richiede uno sforzo, una volontà. E lo richiede ogni volta, di nuovo.

Sai cosa ci viene automatico? Chiuderci, alzare muri, sottolineare le diversità, separare, dividere. In questo siamo bravissimi.

Diventare capaci di attraversare le situazioni della vita e farlo in modo positivo (evolutivo, se preferisci) manifestando questo nostro talento in modi inediti è possibile.

Ogni gesto che compio, ogni pensiero che sviluppo, ogni relazione che intrattengo sono l’occasione perfetta per diventarlo.

Accoglienti si diventa, si.

Ad iniziare da subito.

Dipende solo da noi.

*(Apro una parentesi a questo punto per invitarti ad una riflessione sulle qualità da coltivare ( a mio personalissimo parere) se vuoi manifestare sempre più e sempre meglio questo tuo talento. Le prime due han molto a che fare con il tempo. Richiedono tempo, si sviluppano nel tempo. Che caso … Lo trovi qui.)

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