Fare, essere, dare accoglienza. Un post di Cinzia Pedrani

Fare, essere, dare accoglienza.

Un percorso, una scala, sette possibili gradini da salire, se vorrai, per manifestare sempre meglio il tuo talento dell’accoglienza.

La prendo da lontano.

Torna febbraio, torna san Valentino, torna (perché voglio che torni) My Hospitality Challenge.

Un sfida, sicuramente, ma anche una grande possibilità se sceglierai di partecipare:

dedicare consapevolmente del tempo a ripensare alla tua vita da Host (più o meno navigato), riconsiderarla, fare un po’ il punto della situazione, e, se ti va, raccontarla di nuovo, in modo nuovo, seguendo i suggerimenti che, giorno dopo giorno, ti darò.

Quest’anno però ho pensato di alzare un po’ l’asticella.

Non so se succede anche a te ma il mio Spirito si rifiuta di “perdere tempo” ripetendo (nel senso di copia-incolla) un lavoro già fatto.

Ri-petere è importante, questo ce lo siamo già detto, equivale a ri-chiederci di nuovo, in modo nuovo, il senso di quello che facciamo. E’ il modo in cui lavora il nostro pensiero, torna indietro per andare avanti.

E ogni volta che fa un passo in avanti porta con se qualcosa di nuovo, o almeno, ci prova.

Siamo qui, su questo bellissimo ma non facile pianeta, per questo: per procedere, per crescere nella nostra umanità, per compierci come esseri umani, per manifestarci sempre di più e sempre meglio utilizzando i nostri talenti.

Al di là di quello che a volte siam portati a pensare, noi non siamo esseri compiuti, non nella nostra interezza, nel nel nostro pieno potenziale. Siamo esseri in divenire che, nel tempo, se si danno la possibilità di accogliere l’energia di fondo, la forza della vita, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, e così sperimentare una nuova profondità, modi nuovi di relazionarsi agli altri, modi nuovi di ascolto, …, modi nuovi di fare, essere e dare accoglienza.

Quello che sto capendo con sempre maggiore chiarezza è che la nostra dimensione spirituale (e il talento dell’accoglienza ne è parte) non si sviluppa automaticamente solo con il passare del tempo ma richiede particolari atteggiamenti di ascolto, accoglienza, un particolare clima di attenzione, di silenzio: si sviluppa solo a condizione che ci sia una certa cura, una certa attenzione.

Il tempo che sceglierai di dedicare a questa Challenge potrebbe essere proprio questa cura, questa attenzione.

L'accoglienza è un talento, Cinzia Pedrani

Talento è ogni volta che noi mettiamo in luce la bellezza della nostra anima. L’accoglienza è un talento, il più grande talento. Una persona che sa accogliere cambia il mondo.

M.B.

Ecco perché quest’anno ho pensato di proporti sette gradini (ricordi la scala dell’ascolto?) dai quali partire per raccontare il tuo fare, essere e dare accoglienza, perchè lo scoprire che ci sono potenzialità, nel nostro accogliere, che ancora non abbiamo espresso, potrebbe essere uno stimolo a prendercene ancora più cura scegliendo, per esempio, di partecipara a questa Challenge.

La scala procede dal basso verso l’altro, dall’1 al 7.

Non c’è un modo o un tempo giusto, in assoluto, per percorrerla. C’è il tuo modo, il mio modo, il modo di ciascuno. Che è quello giusto, in questo momento. E, aggiungo: non è fatta con l’idea che ogni gradino sia un traguardo da raggiungere per sostarci: è fatta per essere percorsa, in salita, in discesa, in un avanti indietro continuo, acquisendo, nel ri-farla, con il tempo, una sempre maggiore consapevolezza.

1,2,3 I primi tre gradini son fondamentali, non possono essere saltati, non se sei Host.

Riguardano specificatamente il tuo fare accoglienza. Sono tre gradini che percorri nel tuo fare quotidiano, nel tuo diventare sempre più brava nel fare: ti prendi sempre più cura degli spazi che offri, della qualità dei prodotti e servizi che proponi, aggiungi dettagli, li evidenzi, cerchi di formarti dove possibile.

Lo fai perché vuoi che “funzioni”. Se volessimo nominarli potremmo dire: Dove accolgo, Come accolgo, Io, che accolgo.

Nel tuo riflettere sugli spunti che ti lascerò, giorno per giorno, dovrai sicuramente partire da qui, dalle “basi” del tuo fare accoglienza : se la tua è una vita da Host, se accogliere non è solo un tuo talento ma è anche una vocazione per te, un lavoro, nel tuo mostrarlo sui social, sul tuo sito web, nei tuoi scritti queste informazioni ci devono essere.

Di questo abbiamo ampiamente parlato e su questo argomento trovi tanti post sul Blog (categoria fare accoglienza).

Nelle scorse edizioni ho visto molte persone focalizzare tutta la loro Challenge su questi tre gradini. Ferme li. Ogni spunto veniva da loro elaborato ruotando sempre intorno a questi tre aspetti. Non c’è nulla di sbagliato in questo, che sia chiaro. Come dicevo sono tre aspetti fondamentali per la tua comunicazione ma, quello che vorrei proporti oggi, è la possibilità di non fermarti qui.

Non più.

4. Nel mio fare c’è un essere, accoglienza.

Questo è un gradino importante sul quale, a mio modo di vedere, in tanti oggi sono arrivati. Una specie di consapevolezza, nuova, ancora non tanto chiara ma comunque presente, un sentire che dietro al nostro fare c’è un essere.

Può nascere in maniere diverse. Per esempio, ad un certo punto ti potresti accorgere che il tuo “fare accoglienza” a volte funziona a volte no, a volte ti porta una grande soddisfazione altre volte ti crea difficoltà. Quando sei sui gradini 1,2,3 sei subito pronta ad incolpare di queste “difficoltà” l’altro, l’ospite di turno.

Quando invece inizi ad andare oltre le caratteristiche dell’ospite e a tenere fisso lo guardo sul tuo lavoro, sul tuo fare, allora sei su questo gradino.

Inizi a prenderti la responsabilità di come fai quello che fai. Dello stato d’animo con il quale lo fai, dei pensieri che ti abitano mentre lo fai.

E’ un gradino importante, direi uno spartiacque, tra un vecchio modo di accogliere ed un nuovo modo.

5. Mostro nel fare il mio essere

A questo punto del percorso la tua attenzione nell’accogliere oscilla, sempre più.

Sei attenta a quello che fai e cerchi di farlo al meglio ma cerchi anche di fare attenzione al perché lo fai, all’intento con il quale lo fai, allo stato d’animo che ti abita mentre lo fai.

Inizi ad intuire che, quando sei in uno stato di accoglienza, le interazioni con i tuoi ospiti sono più semplici, fluiscono.

Inizi anche a percepire, sempre più velocemente, quando questo non succede, quando ci sono degli attriti. Forse non riesci ancora ad evitarli ma … con i tuoi tempi, inizi a vederli, a scioglierli.

6. Sono accoglienza

Nel tuo fare c’è sempre più un essere. Non ti muovi più se non partendo da uno stato di accoglienza. Il migliore che puoi mettere in campo oggi. Non per una convenienza, non perché ti hanno detto che è giusto fare così, aspetti ancora in parte presenti sul gradino 5, ma perché questa sei tu, non potresti fare diversamente.

7. Dono accoglienza

Al di là del tuo lavoro, scegli di portare questo tuo essere accoglienza nel mondo, nelle relazioni quotidiane, nelle amicizie, negli affetti.

Perché questo ci è chiesto: fare la nostra parte nell’angolo di mondo che ci è stato affidato, consapevoli che se non lo facciamo noi resta non fatto.

Ecco quindi che quel sorriso con il quale accogli i tuoi ospiti lo porti anche a chi incontri per strada, a fare la spesa, nel tuo quotidiano.

Come vedi i sette gradini sono un percorso, intimo, personale, che matura nel silenzio, protetto, proprio come un seme quando viene piantato, ma che ci chiede anche di essere condiviso, di essere portato nel mondo, mostrato, diffuso, come il profumo di un fiore, il fiore nato da quel seme.

Come affrontare la Challenge quindi?

Nella pratica può cambiare poco o niente nel senso che questi “gradini” rappresentano dei livelli di coscienza, appartengono in un certo senso alla sfera dell’invisibile. L’unica, a mio parere, importante. Ma questa è un’altra storia.

Quello che dovrebbe/potrebbe cambiare è il tuo sguardo su te stessa, sul tuo fare ed essere accoglienza. E cambiando questo, tu capisci, cambia tutto.

Te ne accorgerai.

Tornando nel visibile: l’imminente Challenge potrebbe essere, a mio modo di vedere, l’occasione giusta per iniziare a “praticare” questi nuovi concetti, per farsene contagiare, per farne esperienza.

Ho creato una pagina dedicata all’evento con le novità quantitative di questa edizione.

Quelle qualitative … le vedremo nel tempo.

Io credo solo nell’invisibile. Il visibile è incredibile.

M. Guzzi
Credo nell'invisibile, Cinzia Pedrani

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