Proseguiamo nella scala dell’ascolto

Riflessione.

Questo è un gradino ambizioso ma assolutamente alla tua portata. Quando riuscirai a mantenere un buon livello di attenzione, un interesse focalizzato e costante e una adeguata concentrazione, pian piano vedrai accadere un piccolo miracolo.

È come se iniziassi, un po’ alla volta, a diventare uno specchio di quello che stai ascoltando: i significati delle parole dell’altro iniziano a trasformarsi dentro di te.

Mentre ascolti ti perdi, per così dire, ma se nella concentrazione quando ti perdi, ti perdi proprio, vai per la tua strada, segui i tuoi pensieri abituali, i tuoi meccanismi, nella riflessione questo “perdersi” porta, paradossalmente, ad una maggiore chiarezza, ad una maggiore comprensione dell’altro.

In te non c’è più sofferenza, anzi: ascoltare in maniera riflessiva inizia ad essere un piacere.

Meditazione

Ascoltare in uno stato meditativo è la gioia di vivere l’ascolto solo come testimoni: non è più un qualche cosa che fai, ascoltare, ma uno stato di coscienza in cui inizi ad essere testimone di ciò che accade.

Ti può ancora capitare di riflettere ma senza il punto di vista che nell’ascolto riflessivo è ancora presente.

Nell’ascolto meditativo inizia a scomparire l’oggetto: tu stai ascoltando e vedi l’oggetto del tuo ascolto sfilare come davanti ad uno schermo immaginario. Quello che stai ascoltando diventa parte di un qualche cosa di più ampio, risuona dentro di te, entra in vibrazione con te e tu ti limiti ad essere testimone di ciò che accade.

Sei sempre avvolta da una marea di pensieri ma inizi a vederli come un qualche cosa che non ti appartiene. C’è una distanza, tra te e loro, non è più “roba tua”, non ti portano più via.

Quando sei in questo ascolto ti rendi conto di non essere più chi pensa quei pensieri ma sei colei che osserva i pensieri che scorrono. E la gioia che provi è grande, credimi!

Contemplazione

Quando si entra in questo tipo di ascolto ci si accorge che anche il soggetto scompare, cioè scompaio io che ascolto (concentrazione) e scompaio anche io che rifletto su quello che ascolto (riflessione).

C’è solo un ascolto puro.

Sembra strano, me ne rendo conto: più si sale su questa scala più diventa difficile descriverne a parole le caratteristiche. La parola contemplare rimanda inevitabilmente ad una dimensione spirituale e questo, a volte non aiuta. In realtà contemplare, dal latino contemplatio, è la traduzione forse poco felice della parola greca teoria, guardare. Guardare ciò che realmente è.

L’oggetto scompare, scompari anche tu, rimane un puro osservare.

Questo gradino non è facilmente raggiungibile da chiunque, ma lì stiamo andando, lì possiamo arrivare. Prendiamo questa lontananza con gioia.

Estasi.

L’ascolto estatico è la nostra meta finale. Salire su questo gradino equivale ad “ascoltare” direttamente, grazie al nostro saper accogliere l’altro nella sua interezza, l’intento divino che lo attraversa.

Ed esserne parte, con gioia: essere parte della gloria che l’altro è e che noi finalmente siamo in grado di vedere, di accogliere, di sperimentare.

Non c’è più alcun pensiero, alcuna emozione. C’è e solo l’intento divino.

Attenzione, interesse, concentrazione, riflessione, meditazione, estasi.

Ogni gradino potrebbe, a sua volta, essere diviso in 7 sotto-gradini, e così via, all’infinito, delineando così una lunghissima scala di possibilità a tua disposizione per lavorare su di tè, sul tuo ascolto, sulla tua capacità di manifestare questo tuo prezioso talento: l’accoglienza.

Ogni gradino che raggiungi diventa parte di tè, aggiunge un colore, una tonalità nuova alla tua vita.

Ma fai attenzione, non correre, non forzarti nel voler salire: ogni gradino rappresenta anche la qualità del fuoco che hai nel tuo cuore.

Se lo raggiungessi prima di essere pronta, ti brucerebbe!